L’educazione al reale: la fatica di crescere insieme
Il gruppo, in particolare nelle fasce d’età minori, presenta oggi una composizione eterogenea per provenienza territoriale ed estrazione sociale, a seguito del cambiamento di sede (e territorio): ancora numerosi sono i ragazzi del quartiere Poggiofranco – Picone, cui lentamente si stanno affiancando i nuovi censiti che abitano e vivono, con le proprie famiglie, il quartiere e la parrocchia. La scelta di inserire in lista di attesa solo giovani del territorio che fa capo alla parrocchia di San Marcello è stata determinata dal desiderio di ricostruire un’identità del gruppo radicata e il più possibile integrata con il territorio, per orientare al meglio il nostro agire educativo e <politico>, senza interferire con l’azione dei due gruppi a noi vicini – il BA 4 e il BA 1 – con cui condividiamo problematiche e risorse.
Nella nostra azione educativa, mai fine a se stessa o capace di sostituirsi alla famiglia, cui noi possiamo solo essere di supporto offrendo particolari e privilegiate occasioni di osservazione e di crescita per i ragazzi, abbiamo individuato le seguenti problematiche a cui dare risposta positiva:
- La scarsa capacità di autentico ascolto e di rispetto delle regole. Specchio della società in cui viviamo, i ragazzi spesso ostentano atteggiamenti pretenziosi e supponenti, quasi come se tutto fosse loro permesso e dovuto, a volte incapaci di fermarsi ed interrogarsi sul valore di ciò che dicono, desiderano o fanno;
- La frequente superficialità e mancanza d’impegno nel fare le cose, che si traduce in poca concretezza e partecipazione, pur nel proprio piccolo, ad un bene più grande, capace di superare il particolarismo.
- L’abitudine a vivere costantemente un “mordi e fuggi” e a spendere velocemente le numerose esperienze che la realtà ci offre giorno per giorno, che concorre a far vivere ai ragazzi anche l’<avventura> associativa in maniera poco coinvolgente e non continuativa, fino alla prematura fuoriuscita dal gruppo. Sebbene ogni caso rappresenti storia a sé, tali situazioni ci spingono ad interrogarci sullo stimolo alla partecipazione e alla modalità di proposta dell’esperienza scout, affinché resti, fedele all’intuizione di B.P., allettante e coinvolgente.
- Una carenza generalizzata dello stile scout: dall’orgoglio di portare in maniera corretta l’uniforme al modo di approcciarsi alla vita, con ottimismo, semplicità e criticità… Rileviamo, quindi, l’esigenza di sottolineare con maggior forza ed incisività che lo stile non è, e non deve essere, solo un segno esteriore legato a “particolari momenti ufficializzati” ma l’esplicitazione di una scelta, man mano più consapevole, di uno stile di vita forte e controcorrente rispetto alla superficialità e il disinteresse oggi dilaganti; il richiamo costante all’essenzialità, all’ingegno, alla creatività, al servizio, a quei valori che sono alla base del percorso scout finalizzato alla maturazione del “buon cittadino”, orizzonte pedagogico di sviluppo armonico e completo del ragazzo, capace di scegliere e fare la differenza, fedele ai valori di responsabilità, solidarietà e partecipazione.
- La promozione dell’orgoglio e del senso di appartenenza attiva all’associazione e al gruppo, nelle sue diverse articolazioni, al di là dei semplici campanilismi, come reale capacità di educazione alla consapevolezza e alla scelta.
Pertanto ci impegniamo a:
- A rafforzare il rapporto / dialogo con le famiglie, affinché i genitori siano sempre più partecipi e consapevoli delle finalità educative che intendiamo raggiungere con i ragazzi e perché che si crei quel rapporto di reciproca fiducia che possa dar vita ad una sinergia educativa efficace, un orizzonte educativo comune e condiviso, costruito e consolidato.
- Lavorare con i ragazzi facendo scoprire loro la bellezza e la ricchezza dell’impegno e della responsabilità, in attività concrete e condivise con il resto della comunità (con le particolarità di ogni branca)
- Esplicitare e riqualificare lo stile scout, sollecitando la riflessione del valore delle nostre azioni ed atteggiamenti, per giungere ad una testimonianza reale – richiesta a noi capi innanzi tutto - e consapevole che sia anche esercizio di responsabilità e fedeltà verso la Legge e la Promessa e non solo un insieme sterile di “norme e divieti”;
- Evitare di chiuderci, come Gruppo, nelle nostre attività: favorire, di conseguenza, un maggior scambio con le altre realtà associative a noi più o meno vicine, per far cogliere a tutti i ragazzi – al di là delle esperienze delle P.O., Campi, Stage e Cantieri Nazionali – l’appartenenza alla “grande famiglia degli scout”, l’identità (e la scelta) forte che condividiamo - pur nelle differenti tradizioni ed abitudini – esercizio primario di dialogo e confronto positivo ed arricchente.
In quest’ottica, riteniamo fondamentali – a livello di Co.Ca. e di pattuglie – la maggiore sensibilità ed attenzione alle proposte delle strutture associative (zona e regione) per cogliere le occasioni di incontro con gli altri gruppi presenti sul territorio dando vita, o rianimando, a quella rete di relazioni e connessioni, ricchezza irrinunciabile della nostra Associazione.
- Rendere evidente ed esplicito, nel corso della costruzione della PP con i ragazzi, il cammino unico che ogni ragazzo ha davanti a sé dal suo ingresso in branco fino alla partenza. Avere chiaro il proprio orizzonte significa, infatti, promuovere la curiosità e l’impegno del singolo, la collaborazione fra i ragazzi costruendo un proficuo trapasso nozioni e il valore dell’intera comunità, che assiste, sostiene, stimola ciascuno dei suoi membri lungo le diverse tappe del suo cammino (all’interno delle comunità di branca e dell’intero gruppo).
- Renderci più sensibili alle proposte delle strutture associative (zona e regione) e cogliere le occasioni di incontro e confronto con gli altri gruppi presenti sul territorio (in senso ampio) in un’ottica di rete di relazioni arricchente e costruttiva.
Imprescindibile resta, per assicurare un’efficace azione con i ragazzi, il lavoro in comunità capi.
In particolare ci impegniamo:
- Migliorare l’andamento della Comunità Capi, al cui interno, spesso, si sviluppano dinamiche comunicative poco corrette; la passione e la foga per le dinamiche educative, infatti, rischiano a volte di degenerare – anche a causa dell’età media dei capi, molto giovani -, determinando riunioni caotiche ed eccessivamente lunghe, inadatte come occasione di corresponsabilità e formazione. Dobbiamo, quindi, lavorare come singoli e come comunità sui nostri limiti, per creare e sviluppare un clima più sereno e collaborativo, che possa garantire partecipazione ed espressione a ciascuno, in cui poter crescere dal punto relazionale e pedagogico.
- Confrontarci costantemente, nel nostro servizio, con la scelta di essere capo educatore scout, come risposta vocazionale ad una chiamata che investe tutta la vita e che implica una piena adesione e una concreta e coerente testimonianza dei valori alla base della nostra scelta (Patto Associativo)
- Creare dei momenti, all’interno del cammino di Co.Ca. e non solo delle staff, per fermarci a riflettere su gli strumenti metodologici a nostra disposizione per favorire – anche nei capi più giovani – una più matura intenzionalità educativa, che travalichi i limiti delle branche e possa assicurare in ciascun capo piena consapevolezza dei principi fondanti il metodo scout (autoeducazione, l’esperienza e l’interdipendenza fra pensiero ed azione, la coeducazione, la vita di gruppo e la dimensione comunitaria, il servizio, il gioco, la vita all’aperto), senza limitarlo alla sola branca in cui svolge quotidianamente servizio.
- Porre maggiore attenzione all’utilizzo del linguaggio (e simbolismo) proprio delle singole branche per rendere i ragazzi maggiormente partecipi e consapevoli di ciò che vivono, di cui sempre e comunque – rispettando le fasi di maturazione – dovrebbero essere protagonisti.
- Portare avanti in Co.Ca uno stabile programma di formazione permanente, “atteggiamento della persona in continua ricerca di occasioni e strumenti di crescita, verifica, aggiornamento e confronto” (cfr Art.19 Regolamento di Formazione Capi); rafforzare lo spirito di corresponsabilità dei singoli capi condividendo, in Co.Ca, difficoltà, problematiche, punti di forza ed obiettivi raggiunti nel lavoro di unità, senza timori o remore.